Università degli Studi di Roma La Sapienza

Anno accademico 2004-2005

Laurea in Scienze e tecnologie della comunicazione

Titolo della tesi:

Prospettive del documentario

Autore: Valentina Vitale

Relatore: Alberto Marinelli

 

Correlatore: Silvia Leonzi

 

Estratto della tesi:

Mobile. Veloce. Caotico e complesso. E’ il mondo in cui ci siamo immersi.

Renderlo trasparente per riuscire a muoversi con sicurezza al suo interno, mantenendo dei punti di riferimento, così da vivere nel miglior modo possibile senza venir sommersi. Una visione distaccata non permette una conoscenza autentica, non consente l’interpretazione, la trasparenza. Per ottenerla occorre arrivare in profondità, fin alle radici, guardare la realtà da più angolazioni, soffermarsi a vedere i singoli elementi, osservarli con cura nei loro movimenti, confrontarli.

Tutto ciò significa, in un spazio dominato dall’ascesa velocissima dell’innovazione tecnologica, da media in continua rimediazione -oltre quelle che sono le nostre aspettative- lasciare che i media donino al pubblico una molteplicità di sguardi, sulle configurazioni del reale e sulle sue identità.

Il documentario è nella sua definizione più semplice, ‘documentazione della realtà’ e la tecnologia digitale mette a disposizione libertà creativa -nei processi di ideazione e di produzione con le leggere ed economiche telecamere e sistemi di montaggio, e di diffusione con l’enorme quantità di canali digitali a disposizione.

Documentario più tecnologia digitale, uguale: praticabilità del  sogno, di quel regista idealista Cesare Zavattini, che tutti possano usare le immagini in movimento come strumento di comunicazione e conoscenza. 

E, ancora uguale: possibilità per il documentario di emanciparsi e diventare a sua volta strumento di emancipazione per l’uomo che vive la società contemporanea. Uso il termine ‘possibilità’ perché la tecnologia è probabilmente condizione necessaria ma non sufficiente.

Perché emanciparsi nel contesto attuale non significa raggiungere La conoscenza oggettiva del reale, che per la complessità raggiunta sarebbe comunque un’utopia, poiché rischia di ridurre il reale meramente a ciò che è visibile. Bisogna interrogarsi sui rapporti esistenti tra le realtà, l’emancipazione consiste nella dissoluzione dei punti di vista centrali, nello scavare nelle zone buie, nella liberazione della pluralità delle interpretazioni e nell’estetizzazione tendenzialmente totale dell’esperienza umana del mondo. Significa dare spazio totale ai media che nella loro mediamorfosi propongono nuovi modi di distribuire contenuti in nuove forme, significa far prendere voce a tutte le minoranze. Questo atteggiamento va assunto nei confronti di un genere televisivo fin troppo a lungo ignorato in Italia, il documentario, che oggi sembra essere giunto ad un bivio: potrebbe morire del tutto perché tenuto lontano dalla cieche e ortodossa televisione generalista, perché incapace di rinnovarsi, oppure grazie al nuovo sguardo tecnologico, digitale, riuscire ad emanciparsi ad acquisire un’identità forte e riconosciuta. Istituzioni, servizio pubblico, televisioni commerciali, associazioni di categoria, produttori indipendenti, autori, utenti. Tutto dipende dalla loro capacità di guardare con sensibilità lo scenario attuale illuminato dalle nuove tecnologie digitali.

Parola d’ordine: confronto.

Cambiare prospettiva.

Guardare fuori dallo spazio italiano, prenderne suggerimenti e tornare nello spazio italiano per applicarli e rendere il processo produttivo del documentario una vera industria moderna, globale, competitiva.

Guardare indietro nel tempo, riflettere sul peccato originale del servizio pubblico e sugli errori accumulati, per correggerli ponendo fine alla forte commistione del sistema televisivo con il sistema politico in nome di una più nobile sensibilità culturale e ricchezza morale.

Riconoscere e imitare chi è capace di uno sguardo sensibile. Più attento. Efficace. Utile. Come quello di National Geographic, canale base del bouquet della Fox International Channels, la cui percezione nonché azione è descritta all’interno del testo grazie alle testimonianze rilasciate durante il mio colloquio registrato con i Directors Managing Jan Ronca e Alessandra Scudella.

Ogni prospettiva è questione di sguardo.

Tutto dipende dalla capacità degli elementi in gioco di mettersi finalmente in discussione e muoversi creativamente insieme per configurare prospettive nuove per il documentario, che riconoscano la centralità dei produttori indipendenti, rivalutino il posizionamento delle piccole e medie imprese, che riconsiderino il ruolo e le funzioni dei broadcasters, che diano maggior valore al concetto di ‘prodotto culturale nazionale’, che garantiscano e applichino una legge di Stato.

Al momento, a porsi come comune punto di riferimento di questo fermento, è l’associazione di Documentaristi Italiani, l’unica che è stata capace di stimolare efficacemente  e coinvolgere tutti gli elementi in momenti di confronto. L’atteggiamento impegnato dell’associazione nei confronti dello stato generale del documentario italiano, espresso dal vicepresidente Marco Visalberghi durante una lunga intervista che mi ha rilasciato, è diffuso all’interno del testo. Solo la forza di un interesse vero, sincero, profondo, potrà dare una possibilità concreta al documentario per (ri)nascere finalmente e definitivamente.

Nascere e nello stesso tempo guardare oltre, la linea dell’orizzonte, pensare a quali forme interessanti ed utili il documentario potrebbe assumere, capire le traiettorie ancora impercettibili all’interno di un ecosistema globale caratterizzato da convergenza, interattività e personalizzazione.

 

 

Dati dell’autore

Nome e Cognome: Valentina Vitale

Indirizzo e-mail: valentinavitale@libero.it

Sito web: www.myspace.com/valentina_sinestesia