Università degli studi di Perugia

Anno accademico 2005/2006

Laurea in Conservazione dei Beni Culturali

Titolo della tesi: Film sull’arte

Autore: Valecchi Valentina

Relatore: Alessandro Tinterri

 

Correlatore: Caterina Zappia

 

 

 

 

Estratto della tesi: Il termine «documentario d'arte», che evoca nei più il ricordo di mattinate scolastiche interrotte da provvidenziali proiezioni, viene associato a quei film un po' soporiferi capaci spesso di neutralizzare l'attenzione anche degli spettatori più motivati. Nella nostra ricerca abbiamo notato che, in effetti, molti documentari sull'arte tendono a distrarre, a non accattivare, non attirare l'attenzione, e forse è anche per questo che è dato loro poco spazio in televisione, mentre esistono addirittura canali satellitari ideati per la trasmissione di documentari scientifici o storici.

Il documentario in generale, non solo quello sull'arte, è stato a lungo considerato un genere di serie B, un "fratello povero" del cinema, non un'espressione dell'arte e della sensibilità del regista ma solo una  riproduzione meccanica del mondo circostante. Eppure si afferma da tempo che esso  non è solo documentazione, è dialogo con il pubblico. Nomi come Robert Flaherty, Dziga Vertov, John Grieson, Joris Ivens dimostrarono ben presto come il documentario poteva avere lo stesso valore creativo del cinema di finzione. Ivens stesso disse:

Il dialogo che il documentarista ha con il pubblico è più profondo di quello che stabilisce un regista di film. E' più facile raccontare una storia che interessare e commuovere descrivendo e penetrando un'esperienza della vita reale. Nel documentario si deve fare appello al contempo all'intelletto e al cuore, si deve essere lucidi ed emozionanti.[1]

C'è da dire, comunque, che oggi si cerca di riportare il documentario accanto al film di finzione e c'è un maggiore interesse intorno a questo genere. Nel nostro paese, più che all'estero, questo prodotto audiovisivo è però ancora pensato e interpretato nelle strette maglie del solo prodotto televisivo e con la prevalente funzione educativa (documentari di divulgazione naturalistica, reportage, documentari storici con taglio tradizionale, che utilizzano materiali d'archivio e commento fuori campo). Poco spazio nella nostra televisione è dato invece a quei documentari di creazione, detti anche "nonfiction film", documentari d'autore che liberamente interpretano aspetti della società  della storia, dell'arte, opere cinematografiche che vivono di vita propria, di grande valore, ma che non trovano visibilità.

Per quanto ci riguarda siamo andati a indagare sull'esistenza di film sull'arte creativi avendo in mente il ricordo di due mostre in cui ci era parso di vedere film di elevato spessore artistico: ciò era avvenuto durante la  visita alla mostra retrospettiva su Mario Schifano, allestita a Roma nel 2002 e ad un'altra su Antonio Ligabue, allestita ad Arezzo nello stesso anno. Entrambe presentavano film sugli artisti  dal taglio particolare e insolito. Piuttosto che farci assistere ad un commento critico, piuttosto che educare, quei film presentavano Schifano e Ligabue, dalle personalità tra l'altro molto affascinanti, al lavoro o nei momenti di vita quotidiana. Dopo l'esperienza di quei ritratti di sorprendente forza emotiva, si percorreva la mostra, si guardavano i quadri sentendo ancora l'eco delle voci dei loro artefici, ricordando i loro atteggiamenti, affascinati dalla loro particolare energia che traspariva nei film e che si cercava di rintracciare in ogni particolare delle loro opere. Dalle due mostre si usciva con l'impressione di aver conosciuto gli artisti, di aver capito un po' più della loro arte e con un vago senso di paradossale nostalgia per un personaggio conosciuto solo attraverso un film… 

 

 

 

 

 

 

 

Dati dell’autore

Nome e Cognome: Valecchi Valentina

Indirizzo e-mail: violavale@hotmail.it

Sito web:

 

 

 

 



[1] Joris Ivens, cit. in  Virgilio Tosi, Cinema e utopia, Bulzoni, Roma,  2002