Università di Bologna

Anno accademico  2005/2006

Laurea in Scienze della Comunicazione

La realtà nel film.

 Rappresentazione, Narrazione e Verità    nel cinema documentario

 

Autore: Lucio Mollica

 

Relatore: Prof. Paolo Leonardi

 

 

 

Estratto della tesi: Definire cosa è un documentario è un’operazione complessa. Se riflettiamo sulla nostra storia di spettatori, questa difficoltà diviene un’esperienza nota. Abitualmente riconosciamo se un film è un documentario o una finzione in maniera quasi automatica, ma basta che la nostra conoscenza del contesto di produzione sia lacunosa, o il contesto di fruizione inaspettato, o che l’autore sovverta convenzioni stilistiche ed espressive, perché il percorso inferenziale che guida il riconoscimento si faccia incerto e balbettante.

La distinzione della documentarietà dalla finzionalità ha costituito uno dei luoghi di riflessione più frequentati dai teorici del cinema del Novecento, senza che questo abbia permesso una conclusione del dibattito condivisa. Molte inquietudini nascono proprio dal termine “documentario”. Esso lascia supporre un uso meramente riproduttivo delle capacità del medium, una vocazione all’osservazione, una tendenza all’oggettività dalle quali invece molte delle opere che si fregiano di questo titolo si sono sottratte, anche programmaticamente. Infatti, l’etichetta “genere documentario” viene impiegata nella nostra società per definire forme del racconto filmico etrogenee. Diari, inchieste, dimostrazioni scientifiche, testi pedagogici, reportage di taglio giornalistico e sguardi poetici si intersecano nei libri di storia del genere senza soluzione di continuità.

Con questa tesi mi sono proposto di ricercare, piuttosto che la qualità essenziale della documentarietà, intesa come il tratto ideale che unifica il corpus di genere, quelle “somiglianze di famiglia” che apparentano un insieme di testi così variegato.

Il primo passaggio è stato l’individuazione dell’elemento che maggiormente incide sull’identità di questi film: il loro rapporto con la realtà. Per descrivere questo rapporto è stato necessario esplorare le dimensioni attraverso le quali un documentario elabora la propria “cinematizzazione del reale”: la rappresentazione e la narrazione di eventi, persone e luoghi esistenti indipendentemente dal film. E infine, considerare come l’interprete, lo spettatore, riferisca quanto ha visto e sentito al mondo di cui ha esperienza, anziché ad altri possibili. Per questo scopo, ho adottato un approccio multidisciplinare, che fosse in grado di affrontare i diversi aspetti di un testo sincretico quale quello audiovisivo, e derivato categorie, concetti e strumenti da ambiti diversi: teorie del cinema, semiotica, studi della percezione visiva, filosofia del linguaggio, teorie dei media.

La tesi coniuga la descrizione di alcune poetiche cinematografiche con la problematizzazione dei nodi teorici che queste esperienze hanno messo in luce. 

Da un lato, il riferimento al “Cinema-Verità” americano e all’opera di Dziga Vertov illustra i due poli dello spettro degli atteggiamenti con cui il documentarista si rapporta al suo oggetto: nel primo caso, lo sguardo del testimone, che riduce il proprio intervento per filmare senza mediazioni un evento che si sviluppa indipendentemente dalla sua presenza; nel secondo, lo sguardo creativo, che rielabora i materiali “catturati” dalla realtà in un discorso dotato di senso proprio.

Dall’altro, attraverso la problematizzazione delle tesi di alcuni autori (in particolare Lukács, Kracauer, Arnheim, Barthes, Gombrich, Pasolini, Metz, Lotman, Genette, Searle), la ricerca si fa strada tra questioni che riguardano il genere e il cinema nel suo complesso: il rapporto tra immagine e verità, la capacità linguistica del medium, la distinzione tra le modalità della narrazione della realtà e della finzione, il concetto di genere, il ruolo dello spettatore nella significazione attivata dal testo.

Da queste linee di ricerca emerge un’idea di documentario come un tipo di testo che crea effetti di realtà utilizzando rappresentazioni audiovisive del mondo reale e non limitandosi alla trascrizione filmica di esso, compone discorsi sulla realtà attraverso “racconti” che non necessariamente si appiattiscono sulle “storie”, in modo da configurare percorsi epistemologici rivolti allo spettatore, e viene interpretato dallo spettatore a partire dal riconoscimento delle intenzioni dell’autore, e dalla successiva contrazione di un “patto di veridicità” con il film, che gli permetterà di riferire quanto ha visto e sentito all’universo del quale ha esperienza di vita.

Da questa definizione si comprende come ciò che chiamiamo genere documentario copra una serie di manifestazioni discorsive disposte su un ideale continuum, che spazia dal documento filmato, una sorta di protesi dello sguardo o un indice, al monumento, in senso foucaultiano, ossia un prodotto linguistico inserito in una situazione comunicativa, da una traduzione del reale in forma cinematografica, a un progetto di conoscenza del reale, informato di determinazioni ideologiche, culturali, sociali. 

 

 

 

 

 

 

 

Dati dell’autore

Nome e Cognome: Lucio Mollica

Indirizzo e-mail: luciomollica@yahoo.com

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