UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

Corso di Laurea in Lettere Moderne

Tesi di Laurea in

STORIA E CRITICA DEL CINEMA

Relatore: Prof. Lorenzo Cuccu

Anno Accademico 1995-1996

"IL CINEMA DI JORIS IVENS E LA MESSA IN SCENA DELLA REALTÀ.

"IO E IL VENTO": L’"ULTIMO RESPIRO" DEL FILM DOCUMENTARIO."

 

Nell’accostamento dei due concetti tradizionalmente antitetici di realtà e di messa in scena, il titolo circoscrive l’area di ricerca verso cui il lavoro si orienta.

Alcuni termini quali documentario, realismo, reportage, si prestano di per sé a delle ambiguità e ad un utilizzo approssimativo che ha generato malintesi tuttora presenti nelle coscienze. Alcuni storici del cinema avevano addirittura proposto la bipartizione tra un cinema di realtà che facevano derivare dalle riprese en plein air dei fratelli Lumière ed un cinema di finzione di cui i trucchi visivi di Georges Meliés avrebbero costituito l’archetipo. Di fatto queste sistemazioni si sono rivelate inadeguate a penetrare una realtà molto più complessa, fatta di continue contaminazioni tra differenti registri linguistici e di innumerevoli sconfinamenti da un ambito cinematografico all’altro. Una realtà in cui il documentario ha sempre rivendicato con forza la propria dignità di linguaggio espressivo capace di uscire dall’ambito della mera documentazione e di veicolare soggettività al pari del cinema di finzione; una realtà in cui il documentario, più libero del suo grande fratello, si è proposto - per usare una espressione di Ivens - come la "coscienza del cinema".

Proprio l’opera di Joris Ivens, che per cinquanta anni si è dedicato all’attività di documentarista filmando le lotte per l’autodeterminazione dei popoli attraverso i cinque continenti, è emblematica per il grado di coscienza col quale in ogni suo film è affrontata la questione del punto di vista dal quale si guarda la realtà. Tutto il cinema di Joris Ivens ed in particolar modo l’ultimo suo film Io e il vento, sviluppa una riflessione proprio sul rapporto tra realtà e rappresentazione ed è proprio questo aspetto che ho cercato di evidenziare nel presente lavoro che consta di una introduzione e di quattro capitoli l’ultimo dei quali è costituito da una intervista a Marceline Loridan, compagna nella vita e nel lavoro di Ivens, realizzata a Parigi da me e da Valentina Pasquali, tuttora inedita.

Dall’introduzione: "...Il grosso rischio che corre chiunque inizia un discorso su Joris Ivens, è quello di smarrire il senso di ciò che voleva dire, e di perdersi nella quantità di argomentazioni e spunti differenti, offerti dalla vita, se vogliamo anche troppo esemplare, del cineasta olandese.

In virtù di questa esemplarità, dovuta ad un esperienza biografica fuori del comune, molte parole sono state spese sull’Olandese Volante, che ancora giovane rompe con il suo piccolo paese ed inizia a girare il mondo, realizzando documentari nell’Unione Sovietica di Stalin, negli Stati Uniti di Roosvelt, nella Cina di Chang Kai-Shek prima e di Mao Tse-Tung poi, e ancora nella Cuba rivoluzionaria di Fidel Castro, in Cile con Salvador Allende, in Viet-Nam con Ho Chi-Min, in Italia con Enrico Mattei, in Francia, nei paesi dell’Est, in Australia.

Si racconta che l’Olandese Volante, quello della leggenda, prendesse il largo col suo vascello nel giorno di Pasqua, contravvenendo alla legge di Dio e degli uomini, e che per questo fosse condannato a vagare attraverso i secoli, non potendo attraccare in un porto, se non ogni cento anni, e solo per una notte. In quell’occasione avrebbe potuto rompere la maledizione, se avesse trovato l’amore, ma è difficile per quest’uomo fuori dal tempo abbassare lo sguardo e capire i suoi simili. La similitudine con Joris Ivens, che in più occasioni ha pensato di realizzare un film su questa figura, è stata utile a tutti coloro che si sono occupati di lui, se non altro per la comodità di una così rapida sistemazione, di una vita ed un opera difficilmente sintetizzabili. Eppure maneggiare quella figura senza cautela, porta alla necessaria schematizzazione: egli stesso amava ricordare che l’olandese volante è condannato a vagare per i mari, mentre i suoi viaggi, erano la scelta di un uomo libero [...] Inoltre Ivens è sempre stato considerato, sia dagli amici sia dai detrattori, come il cineasta militante per eccellenza. I primi gli rimproveravano i film formalisti del periodo avanguardista e le bagattelle del cinema di poesia e del disimpegno, i secondi al contrario gli rinfacciavano di aver perso ogni capacità artistica nel "vendersi" alla classe operaia. Cineasta e militante, duplice status che ha ingenerato le maggiori confusioni, nel dibattito su Ivens; troppo spesso si è parlato del cineasta riferendosi in realtà al militante. In questa ricerca si è tentato di parlare del cineasta, riferendoci il più possibile al cineasta.

Io e il Vento, il film di Joris Ivens e Marceline Loridan, che è l’oggetto principale di questo lavoro, è stato senz’altro d’aiuto in questo tentativo di demistificare un’esperienza cinematografica tanto celebrata quanto poco conosciuta. E’ il film stesso ad affrontare i problemi ai quali stiamo facendo riferimento, tanto da essere stato letto come un testamento spirituale, o come una dichiarazione di poetica. L’aspetto che più ci ha intreressato di Io e il Vento, è ciò che abbiamo definito il suo atteggiamento spregiudicato e innocente al tempo stesso, che lo fanno assomigliare ad un film del cinema delle origini (non a caso Méliès vi è citato esplicitamente). La vocazione del film alla commistione stilistica, al mescolamento dei discorsi realistico e creativo, ci sono serviti come spunto, ad una riconsiderazione della attività cinematografica di Joris Ivens, come luogo di ricerca e sperimentazione linguistica..."(11 pagine).

 

Capitolo 1 Ivens e la critica. Lettura sintetica delle principali opere e dei principali interventi critici sul cinema di Joris Ivens, tra cui molti testi non sono editi in Italia, ma che sono disponibili presso il Nederland Filmmuseum di Amsterdam. Descrizione delle due autobiografie che l’autore ha scritto in momenti diversi della sua vita e breve confronto tra queste. L’intento di questo capitolo, oltre quello di allargare le frontiere del dibattito sul regista descrivendo alcune opere interessanti ma ignote al pubblico italiano, è quello di introdurre il lettore nel presente lavoro fornendogli le notizie essenziali sulla biografia e sui metodi di lavoro dell’autore (85 pagine).

Capitolo 2 Scheda analitica del film: Une Histoire de Vent, con suddivisione in sequenze e in inquadrature, con l’indicazione delle durate, dei movimenti di macchina, dei campi, dei passaggi di montaggio, della descrizione delle colonne visiva e sonora per le singole inquadrature, e dove necessario con alcune indicazioni analitiche sulle tematiche sviluppate dal film (60 pagine).

Capitolo 3 analisi semiologico-narratologica del film sequenza per sequenza, con particolare attenzione alle manifestazioni del discorso filmico e alle marche di questo reperibili nel testo. La ricerca e l’analisi delle marche dell’enunciazione è utile a capire il funzionamento dei meccanismi comunicativi del film dove si è individuata una forte tendenza dialogica tra l’io enunciatore con lo spettatore al quale si lascia la responsabilità di costruirsi il proprio senso (77 pagine).

Capitolo 4 Intervista a Marceline Loridan, coregista dei film che Ivens ha girato nel suo ultimo ventennio di attività. Le domande vertono su tre argomenti principali: 1. Loridan/Ivens: venti anni di collaborazione tra documentario classico (Ivens) e Cinéma- Vérité (Marceline Loridan); 2. Une Histoire de Vent: metodo di lavorazione 3. La funzione odierna del cinema documentario: distribuzione, indipendenza; (20 pagine).

Per ulteriori informazioni contattare: Francesco Andreotti, via Verdi 2, 56010 Colignola, Pisa, tel.050.870373; datre@galactica.it