Autore: Barbara Revelli |
Relatore:
prof.ssa Federica Villa |
|
Correlatore: prof. Giaime Alonge |
Estratto
della tesi: L’obbiettivo di
questa tesi è mostrare come il lavoro di Michael Moore punti a rompere gli
schemi del documentario classico, adottando le immagini e le tecniche del
cinema di finzione e del mezzo televisivo, per costruire un’opera filmica che
coinvolga lo spettatore e lo renda partecipe degli eventi dell’attualità.
Tutto ciò permette, infatti, al
regista di trasmettere un messaggio sociale e politico, senza dover adottare un
tono ed uno stile sostenuto ed autorevole. Al contrario, il fatto che lo stesso
Moore si costruisca un personaggio, riconoscibile e socialmente vicino al
pubblico, gli permette di alleggerire la struttura del documentario, senza
depauperarne la sua funzione informativa e didattica.
Nella prima parte di questo lavoro,
si pone l’attenzione sul percorso personale del regista, di particolare
interesse, vista la sua partecipazione attiva nel film ed il suo coinvolgimento
in attività, come la stesura di saggi ironici e l’impegno politico, che in modi
diversi influenzano il suo operare.
Nello stesso modo, si prendono in
considerazione gli aspetti della storia e della teoria del cinema, che sono
stati utilizzati a supporto dell’analisi filmica, per mettere in evidenza le
funzioni enunciative di Moore in qualità di personaggio/regista/narratore e per
ripercorrere gli aspetti secondo cui un film si pone rispetto al dualismo
fiction/non-fiction.
Sulla base di questo background,
nei due capitoli successivi verranno analizzati i due film che maggiormente
rappresentano lo stile ed il “carattere” registico di Moore.
Il primo, Roger & Me,
vede articolarsi aspetti legati sia alla finzione che al documentario: da un
lato, una solida struttura narrativa, comprensiva di personaggi in primo ed in
secondo piano, dall’altra una documentata inchiesta sulla situazione di crisi
economica e sociale della città di Flint, grembo natale del regista e del
colosso automobilistico americano, General Motors.
Il secondo, Bowling for
Columbine, amplia il suo contesto d’azione all’intera Nazione, mettendo in
evidenza i paradossi e le contraddizioni della società e della cultura
americana. Sulla base del confronto con il suo primo film, vediamo come Moore
mette a fuoco l’obbiettivo, l’interazione ed il coinvolgimento del pubblico di
massa, grazie anche alla sua crescente popolarità e al suo costante sarcastico
commento in voce-off.
L’analisi filmica pone particolare
attenzione all’uso delle immagini che richiama l’idea del flusso mediatico
della società di oggi, all’utilizzo del montaggio basato sul contrasto e
l’antitesi. Nello stesso modo, l’attenta ricerca di informazioni attuata dal
regista e dal suo staff mira a criticare e svelare la manipolazione mediatica
della televisione americana.
Si potrà così vedere come il
documentario di Michael Moore abbia la capacità di racchiudere in sé elementi
in apparenza in antitesi, come la serietà dell’argomento e l’ilarità del tono,
ma che contribuiscono alla creazione di un’opera concettualmente impegnata, e
nello stesso tempo, di facile accesso ed emotivamente travolgente.
Il lavoro di Moore sembra non
avere fine, sia per ciò che riguarda il suo personale impegno nell’indagine dei
problemi che devastano la società americana, o più in generale, del mondo
occidentale, sia per quello che concerne l’evoluzione del suo stile
documentaristico.
L’opera dell’autore esprime un
salda e chiara posizione, non ricerca l’oggettività o l’imparzialità, ma
elabora un’acuta critica al Sistema, per stimolare e per coinvolgere la massa
popolare nel dibattito sull’attuale situazione politica e sociale.
Nome e Cognome: Barbara Revelli
Indirizzo e-mail: barbararevelli@hotmail.com
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